La guerra contro gli zuccheri aggiunti si vince con l’educazione a tavola. A dirlo è Elisabetta Macorsini, biologa nutrizionista e diet coach di Humanitas Mater Domini di Castellanza (Va). Per far abbracciare alle persone una dieta sana ed equilibrata, Macorsini suggerisce di arruolare le mamme e di affidarsi anche alla tecnologia.
“Per affrontare con sano realismo la lotta contro gli zuccheri aggiunti, i principali nemici della salute dei denti e non solo, serve però, innanzitutto, un atto di consapevolezza”, spiega Macorsini, “proprio quella che abbiamo cercato di infondere alle persone destinatarie di un lavoro sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari, promossa dai cardiologi di Humanitas Mater Domini”.
Gli zuccheri aggiunti, radicati nel nostro sentire comune
“In questo lavoro”, spiega Macorsini, “abbiamo informato i pazienti sui reali contenuti di zuccheri aggiunti presenti in molti alimenti che il senso comune considera del tutto privi, come per esempio il minestrone surgelato precotto o la salsa di pomodoro, sino ad arrivare ad alcuni prodotti salati che inaspettatamente contengono zuccheri aggiunti”.
E forse non sono neppure le aziende le principali responsabili di questa situazione, sembra suggerire la biologa nutrizionista. “Ci sono realtà produttive che hanno tentato di commercializzare succhi di frutta senza zuccheri aggiunti, ma non ci sono riuscite”, fa saper Macorsini, “perché ormai il gusto dei consumatori, soprattutto dei bambini, è calibrato su livelli di zucchero molto alti ai quali non riusciamo più a rinunciare. D’altro canto, lo zucchero nel tempo può portare a una “dipendenza”, ecco perché più ne mangiamo, più ne sentiamo il bisogno”.
La mamma, la prima educatrice
Chi può fare però molto per educare i bambini ad abbracciare una corretta dieta, povera se non del tutto priva di zuccheri aggiunti, è la mamma, dice Macorsini. “Bisogna cambiare il modo di prendersi cura dei bambini, anche se è difficile “, ammette la diet coach, “perché un tempo i dolciumi erano consumati solo in certe occasioni, oggi invece in ogni momento della giornata. Sono cambiate le nostre abitudini: al mattino, con il caffelatte non si mangia più il pane avanzato, ma le merendine che contengono molti zuccheri aggiunti”.
Cosa fare allora per contrastare questa dipendenza? “Bisogna partire evitando di consumare lo zucchero puro”, dice Macorsini, “poi consiglierei di riscoprire i grani antichi, utilizzare la farina “0” anziché quella “00” e i prodotti integrali. Uno studio pubblicato sul Journal of Nutrition ha dimostrato che una manciata al giorno di mirtilli incide sulla produzione d’insulina.
Da consigliare anche l’avocado, che con i suoi acidi grassi monoinsaturi aiuta a rallentare il rilascio di zuccheri nel sangue, e le ciliegie che grazie al loro contenuto in antocianine possono ridurre la produzione di insulina del 50%”.
Un aiuto arriva anche dalle App
Un valido aiuto, per fortuna, giunge anche dalla tecnologia. “Esistono App”, fa sapere Macorsini, “che permettono di scoprire l’indice glicemico dei prodotti che solitamente consumiamo e che dunque potrebbero servire a far cambiare le nostre abitudini alimentari. Perché è solo attraverso la conoscenza e la consapevolezza di quel che mangiamo che possiamo invertire la rotta”.
E i benefici arrivano in tempi abbastanza brevi. “Le persone che imparano a consumare meno zuccheri, si sentono meglio, sono più reattive”, dice la diet coach, “per non parlare dei benefici nel medio e lungo periodo: assumere meno zuccheri significa tenere lontana la carie nei bambini e ridurre i rischi di andare incontro all’obesità e a tutte le altre malattie correlate a un consumo smodato di zuccheri, come il diabete”.